Qui di seguito alcune proposte concrete che solo la Sinistra L'Arcobaleno può fare e può mantenere, e che quando era al Governo gli è stato impedito di portare avanti:
LAVORO E PRECARIETA'
- Superare la Legge 30 e riportare il falso lavoro autonomo a lavoro subordinato
Le leggi attuali sul lavoro permettono l'utilizzo dei contratti precari, camuffati da lavoro autonomo, per attività lavorative che invece sono di lavoro subordinato.
NOI PROPONIAMO L'ELIMINAZIONE DALL'ORDINAMENTO GIURIDICO DELLE COLLABORAZIONI COORDINATE E CONTINUATIVE E DEL LAVORO A PROGETTO, NONCHÉ' DELL'ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE CON APPORTO DI LAVORO, e la conseguente riconduzione di tutta la vasta area del falso lavoro autonomo alla disciplina, ai diritti e alle tutele del lavoro subordinato. Con una norma specifica va eliminata anche la prassi delle “false partite IVA”.
• Combattere l’abuso dei contratti a termine
Noi proponiamo una nuova disciplina del lavoro precario basata sull’ammissibilità del lavoro a termine solo a fronte di esigenze obiettivamente temporanee individuate dalla legge e/o dai contratti collettivi; il ripristino del concetto di frode alla legge per contrastare la prassi della reiterazione delle assunzioni a termine, facendo gravare sul datore di lavoro l’onere della prova per l’obiettiva temporaneità delle assunzioni effettuate; l’introduzione di un limite di durata massima di trentasei mesi per i contratti di apprendistato.
• Ricondurre il lavoro precario a lavoro a tempo indeterminato
Nelle nuove assunzioni, anche quelle a tempo determinato, deve essere garantito il diritto di precedenza a chi è già stato assunto con un rapporto di lavoro a termine di qualsiasi natura, in maniera che, a prescindere dall’accertamento della frode alla legge, dopo 36 mesi sia comunque assicurato il diritto all’assunzione a tempo indeterminato a tutti coloro che hanno lavorato in forma precaria per lo stesso datore di lavoro.
• Stabilire per legge l’orario di lavoro giornaliero massimo
Nel nostro Paese non esiste più un limite massimo giornaliero dell’orario di lavoro. Le conseguenze, anche per la sicurezza del lavoro, sono ampiamente dimostrate dalla cronaca drammatica degli omicidi sul lavoro.
Proponiamo che la durata normale massima della giornata lavorativa sia stabilita per legge in otto ore, fermi restando limiti inferiori eventualmente stabiliti dalla contrattazione collettiva; che in nessun caso il lavoro straordinario possa essere svolto in misura superiore alle due ore giornaliere, con costo dell’ora di lavoro straordinario non inferiore a quello del lavoro ordinario.
• Impedire le esternalizzazioni fraudolente
Un altro elemento rilevante nell’estensione della precarietà deriva dalle esternalizzazioni, create apposta per somministrare mano d’opera, e spacciate come contratti d’appalto, con condizioni di salari e di lavoro deteriori, oltre che con cessioni fittizie di rami d’azienda.
Proponiamo di contrastare il fenomeno delle esternalizzazioni fraudolente, recuperando il principio giuridico del diritto comunitario, per cui il trasferimento di ramo d’impresa può riguardare esclusivamente un’articolazione funzionalmente autonoma di un’attività economica organizzata preesistente, che conserva nel trasferimento la propria identità.
• Garanzie per i lavoratori degli appalti
Ai lavoratori delle imprese appaltatrici e sub appaltarici, quando si tratta di reale decentramento di fasi del ciclo produttivo, va riconosciuto il diritto alla parità di trattamento con i dipendenti dell’imprenditore committente. Le stesse regole devono essere applicate agli appalti delle pubbliche amministrazioni.
Deve essere posto un divieto normativo rigoroso per gli appalti di mera manodopera, in particolare quella delle finte cooperative.
• Salvaguardare lo Statuto dei diritti dei lavoratori
Siamo contrari a peggiorare o cancellare l’articolo 18 che vieta il licenziamento senza giusta causa. Al contrario ne proponiamo l’estensione.
• Una legge per la rappresentanza sindacale
La frantumazione dei rapporti di lavoro impone una ricomposizione dei diritti sul piano legislativo, prima ancora che contrattuale. Perciò è necessario ed urgente riprendere un confronto nel Parlamento e nel Paese per una legge sulla rappresentanza sindacale.
Le lavoratrici e i lavoratori devono avere l’ultima parola sull’approvazione delle piattaforme e degli accordi.
• Più valore al lavoro pubblico, contro le privatizzazioni.
Assumiamo il valore del lavoro pubblico come fattore determinante per affermare un’idea di modello sociale fondato su uno sviluppo duraturo e di qualità. Tale impostazione è alternativa alle privatizzazioni dei servizi pubblici che, in questi anni, hanno raggiunto limiti tali da mettere a rischio il welfare universalistico. In particolare, beni comuni come acqua, ambiente, salute, istruzione, sicurezza, devono restare di proprietà e a gestione pubblica perché il loro affidamento al mercato metterebbe a rischio la capacità stessa di garantire diritti fondamentali della persona.
• Introdurre il salario minimo
Per contrastare la frammentazione delle regole del mercato del lavoro e combattere la piaga dei salari bassi, oggi è indispensabile affrontare il tema del salario minimo e connetterlo con quello dell’efficacia generale dei contratti di lavoro.
Proponiamo di dare piena attuazione all’articolo 36 della Costituzione italiana con riferimenti precisi ad una adeguata retribuzione – prevista per legge – che sia la media comprensiva tra il contratto nazionale e la contrattazione aziendale o territoriale.
Per il 2008, 8 euro all’ora è la retribuzione minima che va prevista, che corrisponde a una retribuzione mensile netta di 1000 euro. Questo importo va pienamente indicizzato con cadenza annuale rispetto al tasso di inflazione reale.
• Aumentare subito le retribuzioni
• Combattere l’abuso dei contratti a termine
Noi proponiamo una nuova disciplina del lavoro precario basata sull’ammissibilità del lavoro a termine solo a fronte di esigenze obiettivamente temporanee individuate dalla legge e/o dai contratti collettivi; il ripristino del concetto di frode alla legge per contrastare la prassi della reiterazione delle assunzioni a termine, facendo gravare sul datore di lavoro l’onere della prova per l’obiettiva temporaneità delle assunzioni effettuate; l’introduzione di un limite di durata massima di trentasei mesi per i contratti di apprendistato.
• Ricondurre il lavoro precario a lavoro a tempo indeterminato
Nelle nuove assunzioni, anche quelle a tempo determinato, deve essere garantito il diritto di precedenza a chi è già stato assunto con un rapporto di lavoro a termine di qualsiasi natura, in maniera che, a prescindere dall’accertamento della frode alla legge, dopo 36 mesi sia comunque assicurato il diritto all’assunzione a tempo indeterminato a tutti coloro che hanno lavorato in forma precaria per lo stesso datore di lavoro.
• Stabilire per legge l’orario di lavoro giornaliero massimo
Nel nostro Paese non esiste più un limite massimo giornaliero dell’orario di lavoro. Le conseguenze, anche per la sicurezza del lavoro, sono ampiamente dimostrate dalla cronaca drammatica degli omicidi sul lavoro.
Proponiamo che la durata normale massima della giornata lavorativa sia stabilita per legge in otto ore, fermi restando limiti inferiori eventualmente stabiliti dalla contrattazione collettiva; che in nessun caso il lavoro straordinario possa essere svolto in misura superiore alle due ore giornaliere, con costo dell’ora di lavoro straordinario non inferiore a quello del lavoro ordinario.
• Impedire le esternalizzazioni fraudolente
Un altro elemento rilevante nell’estensione della precarietà deriva dalle esternalizzazioni, create apposta per somministrare mano d’opera, e spacciate come contratti d’appalto, con condizioni di salari e di lavoro deteriori, oltre che con cessioni fittizie di rami d’azienda.
Proponiamo di contrastare il fenomeno delle esternalizzazioni fraudolente, recuperando il principio giuridico del diritto comunitario, per cui il trasferimento di ramo d’impresa può riguardare esclusivamente un’articolazione funzionalmente autonoma di un’attività economica organizzata preesistente, che conserva nel trasferimento la propria identità.
• Garanzie per i lavoratori degli appalti
Ai lavoratori delle imprese appaltatrici e sub appaltarici, quando si tratta di reale decentramento di fasi del ciclo produttivo, va riconosciuto il diritto alla parità di trattamento con i dipendenti dell’imprenditore committente. Le stesse regole devono essere applicate agli appalti delle pubbliche amministrazioni.
Deve essere posto un divieto normativo rigoroso per gli appalti di mera manodopera, in particolare quella delle finte cooperative.
• Salvaguardare lo Statuto dei diritti dei lavoratori
Siamo contrari a peggiorare o cancellare l’articolo 18 che vieta il licenziamento senza giusta causa. Al contrario ne proponiamo l’estensione.
• Una legge per la rappresentanza sindacale
La frantumazione dei rapporti di lavoro impone una ricomposizione dei diritti sul piano legislativo, prima ancora che contrattuale. Perciò è necessario ed urgente riprendere un confronto nel Parlamento e nel Paese per una legge sulla rappresentanza sindacale.
Le lavoratrici e i lavoratori devono avere l’ultima parola sull’approvazione delle piattaforme e degli accordi.
• Più valore al lavoro pubblico, contro le privatizzazioni.
Assumiamo il valore del lavoro pubblico come fattore determinante per affermare un’idea di modello sociale fondato su uno sviluppo duraturo e di qualità. Tale impostazione è alternativa alle privatizzazioni dei servizi pubblici che, in questi anni, hanno raggiunto limiti tali da mettere a rischio il welfare universalistico. In particolare, beni comuni come acqua, ambiente, salute, istruzione, sicurezza, devono restare di proprietà e a gestione pubblica perché il loro affidamento al mercato metterebbe a rischio la capacità stessa di garantire diritti fondamentali della persona.
• Introdurre il salario minimo
Per contrastare la frammentazione delle regole del mercato del lavoro e combattere la piaga dei salari bassi, oggi è indispensabile affrontare il tema del salario minimo e connetterlo con quello dell’efficacia generale dei contratti di lavoro.
Proponiamo di dare piena attuazione all’articolo 36 della Costituzione italiana con riferimenti precisi ad una adeguata retribuzione – prevista per legge – che sia la media comprensiva tra il contratto nazionale e la contrattazione aziendale o territoriale.
Per il 2008, 8 euro all’ora è la retribuzione minima che va prevista, che corrisponde a una retribuzione mensile netta di 1000 euro. Questo importo va pienamente indicizzato con cadenza annuale rispetto al tasso di inflazione reale.
• Aumentare subito le retribuzioni
Il potere di acquisto si è ridotto in maniera drammatica. Questa è una condizione inaccettabile per milioni di lavoratori e di lavoratrici e una causa fondamentale della crisi economica.
Si possono aumentare da subito i salari dei lavoratori dipendenti:
· utilizzando i miliardi di euro dell’extragettito derivato dalla lotta all’evasione (è scritto nella legge finanziaria) per aumentare in maniera consistente le detrazioni per lavoro dipendente
· introducendo un meccanismo di recupero automatico annuale dell’inflazione reale
Siamo nettamente contrari a qualsiasi incentivo del lavoro straordinario.
Proposte concrete, non fumo negli occhi!!!
2 commenti:
bravi.
così assomiglieremo sempre di più a cuba. porteremo anche la mummia di lenin. vi rendete conto che volete il contrario di quello che fanno in tutti gli altri paesi non comunisti del mondo. anche pechino non fà più così.
a già loro ammazzano i monaci tibetani
Caro anonimo, a parte sarebbe il casi di firmarsi, così almeno sappiamo con chi dobbiamo "confrontarci", ma se credi che queste siano proposte fuori luogo, dettaglia un po' meglio, entra nel merito.
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