domenica 27 gennaio 2008

SI AD UN GOVERNO A TERMINE MA SENZA TRASFORMISMI

"Sinistra Democratica è disposta a votare un governo a termine, quindi di breve durata e con un mandato limitato su pochi punti programmatici, purché' non ne facciano parte i trasformisti che hanno rovesciato il governo Prodi e che hanno tradito il mandato elettorale". E' questa la posizione di Sinistra Democratica che è emersa al termine del colloquio di Fabio Mussi con il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nell'ambito delle consultazioni avviate a seguito della crisi di governo. Il leader di SD spiega poi quali debbano essere i punti programmatici di un 'eventuale governo a termine. In materia di legge elettorale, Mussi sottolinea che "non può avere un mandato di sostenere o favorire qualunque nuova legge elettorale, ma bisogna ripartire dalla bozza Bianco, dal testo al quale la Commissione Affari costituzionali del Senato stava per dare il suo voto". Un esecutivo a termine che dia "piena applicazione al comma 4 dell'articolo 1 della finanziaria, che prevede di destinare ogni eventuale extragettito, a partire quindi dalla trimestrale di cassa, a salari e redditi più bassi". Inoltre, tra i punti programmatici, l'impulso per applicare concretamente la legge sul lavoro, "per evitare la strage continua", e l'introduzione di alcuni "elementi di moralizzazione, come ad esempio sulle nomine nel campo della sanità e degli enti pubblici". Mussi poi ricorda l'impegno di Sinistra democratica per "realizzare l'unita' della sinistra, con un progetto identitario comune, che possa sfociare anche in liste elettorali" alle prossime elezioni. Il leader SD non crede alla possibilità che possa, tra le ipotesi in campo, nascere un esecutivo di tipo tecnico, sulla scia anche dell'esempio del governo Ciampi del '93 e infine, a chi insiste sulla possibilità che i 'trasformisti' possano, condividendo i punti programmatici entrare a far parte del governo a termine, ribadisce il suo no puntualizzando: "Uno dei punti programmatici e' la decenza".

venerdì 25 gennaio 2008

La Sinistra Arcobaleno lancia messaggi

da La Nazione - Cronaca di Prato del 25/01/08

ELEZIONI SINDACO POGGIO A CAIANO La Sinistra-l’Arcobaleno lancia messaggi PRIMI movimenti pre-elettorali anche a sinistra a Poggio a Caiano. La Sinistra-l’Arcobaleno lancia un messaggio importante ai probabili alleati del Partito Democratico: “Siamo disponibili a correre da soli ma anche a sostenere una lista unitaria di centro-sinistra, se ci saranno le condizioni”. Le segreterie provinciali dei Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica e Verdi hanno annunciato un altro passo avanti del Coordinamento de “la Sinistra-l’Arcobaleno” verso la realizzazione di un tavolo permanente per la valutazione e la condivisione delle azioni che riguardano la politica a Prato e provincia. “L’imminente elezione per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Poggio a Caiano – dicono i quattro partiti in un comunicato congiunto - vedrà i partiti che compongono “la Sinistra - l’Arcobaleno” partecipare unitariamente con propri candidati alla competizione elettorale. Il soggetto politico che va a costituirsi è disponibile alla costruzione di una lista che rappresenti lo schieramento di centro-sinistra, ove convergano le condizioni programmatiche necessarie per un rinnovamento della politica in direzione di una maggiore partecipazione dei cittadini”. Il Pd di Poggio a Caiano che nell’ultima settimana è stato impegnato nelle assemblee di circolo per l’elezione dei delegati, ufficialmente non si è ancora espresso in termini di alleanze sulle prossime elezioni anche se ormai è certo che sul piatto c’è la candidatura a sindaco dell’attuale vice Marco Martini.
M. Serena Quercioli


OGGI CI SENTIAMO COSI', COME IMMAGINO SI SENTANO TUTTE QUELLE ITALIANE E QUEGLI ITALIANI CHE CI AVEVANO CREDUTO.
LASCIATE UN COMMENTO, FATE LE VOSTRE RIFLESSIONI SU COSA E' SUCCESSO E SU COSA CI ASPETTA.
A PRESTO

giovedì 24 gennaio 2008

Cosa ne pensate???

10:07 Mussi: sicure le elezioni anticipate
"Cosa abbia deciso Prodi questa notte non lo so, il problema è che si va a elezioni anticipate". Ne è convinto il ministro per l'Università Fabio Mussi, espressione della Sinistra democratica. "Bisogna vedere esattamente per quale strada - aggiunge - è come un tom tom che indica strade alternative, forse ci sono più percorsi ma è del tutto evidente che si va ad elezioni anticipate". Per Mussi le strade sono due: o alle elezioni con questo governo o altre varianti, che dovranno essere però brevi per andare alle elezioni anticipate

martedì 22 gennaio 2008

Circoscrizione Centro

Occorre iniziare una revisione degli strumenti del PUM di salvaguardia ambientale e sanitaria.Questo non vuol dire rinnegare il PUM introdotto nelle vecchie legislature, la cui filosofia era giusta, ma occorre ottimizzare gli strumenti e renderli piu' efficaci: attualmente i giorni di sforamento delle PM10 sono sempre alti, il traffico e' sempre super congestionato intorno le MURA e addirittura le zone a parcheggio a pagamento scoraggiano gli avventori verso il Centro! Forse qualcosa va rivisto??!!

Z.T.C. (zona traffico controllato): riprogettarla migliorando le sue funzioni od eliminarla?

La ZTC così come è adesso non svolge la funzione per la quale nella scorsa legislatura con il PUM( piano urbano mobilità) fu istituita.

Negli obiettivi del PUM 2004-2006, infatti, doveva servire a decongestionare dai veicoli il Centro e dintorni ed abbassare i livelli di inquinamento, insieme con l'allargamento delle aree APU e ZTL;
in realtà a distanza di diversi anni dalla sua introduzione svolge prevalentemente la funzione di "sosta a pagamento controllata", mentre il traffico intorno il Centro Storico rimane congestionato, perché praticamente essa non riesce a creare quell'effetto "filtro" dalle varie tipologie di veicoli per la quale suddetta area ere stata progettata; inoltre i dati delle centraline Arpat nella ZTC per l'anno passato, documentano che gli sforamenti di PM10 sono stati più di 100 dei 35 consentiti per legge.

Per questi motivi a breve presenterò in Circoscrizione Centro un OdG per sollecitare l'Amministrazione Comunale a rivedere sia le funzionalità che una nuova mappa della ZTC nel territorio: per esempio perché' non creare un'area a "cintura" più' snella ma efficace intorno le Mura invece dell'attuale zona poco omogenea; basti pensare che in alcune strade la sosta a pagamento della ZTC arriva alla stazione di Borgonuovo ed a Mezzana, a circa 4 Km dal Centro, mentre in via Strozzi la sosta e' libera ed e' a 50 m dal Centro!

E' quindi, a mio avviso, opportuno riprogettare la ZTC migliorandola nelle sue funzioni, altrimenti occorrerà valutare l'ipotesi di eliminarla, perché' potrebbe paradossalmente diventare una delle varie cause di disincentivo degli avventori per le attività del Centro Storico!

Sandro Mazzeo - Consigliere Circoscrizione Centro - Sinistra Democratica


CIAO COMANDANTE

lunedì 21 gennaio 2008

UNA SINISTRA PER IL PAESE

Il documento con cui gli estensori, tra i quali esponenti della CGIL, che hanno aderito al progetto di SD aprono il confronto con il Movimento di Sinistra democratica e con la Sinistra/l'Arcobaleno.
Con questo documento, i deputati Massimo Cialente e Angelo Lo Maglio; il sottosegretario agli Esteri Famiano Crucianelli; l'economista Paolo Leon; il giurista Felice Besostri; esponenti politici di Sinistra Democratica come Mauro Beschi, Sergio Ferrari e Nicola Manca; i segretari nazionali della Cgil: Carla Cantone, Morena Piccinini e Paolo Nerozzi; il segretario generale della Cgil Scuola Enrico Panini e il segretario generale della Funzione pubblica Cgil, Carlo Podda; il segretario generale della Cgil Lazio Walter Schiavella e il presidente dell'Inca nazionale Raffaele Minelli aprono il confronto con il Movimento di Sinistra democratica e con la Sinistra/l'Arcobaleno.Dai rifiuti di Napoli al conflitto fra politica e magistratura, dalla questione sociale ai conti pubblici , dalla legge elettorale alla legalità non vi è problema del paese che non sia segnato dalla confusione, dallo scontro permanente e dall'emergenza . E' una condizione che produce gravi danni nell'immediato e rischia , soprattutto, di ipotecare qualsiasi progetto ambizioso della politica . Il risultato più grande della strategia Berlusconiana , grazie anche agli errori del centro - sinistra , è proprio quello di aver imposto quotidianamente al governo , alla sua maggioranza e al paese l'amletico dubbio fra l'essere e il non essere . Con questo intervento vogliamo consapevolmente evitare ciò che l'emergenza quotidianamente ci consegna e , prima che sia troppo tardi vogliamo riprendere una riflessione sulla sinistra e sul suo futuro . Nei giorni , nelle settimane , forse nei mesi che verranno la vicenda italiana può arrivare a un suo passaggio decisivo grande è il rischio che la destra torni al governo del paese, grande è il pericolo che la sinistra vi arrivi esaurita dall'esperienza del governo e senza una bussola per il domani .Se gli Stati Generali dell'8 e 9 dicembre saranno stati un "nuovo inizio " o un falso movimento, lo si deciderà nei prossimi mesi, intanto dobbiamo registrare le luci e le ombre della situazione attuale, tenere aperta la discussione politica e, con questo documento, affermare un punto di vista e un percorso con esso coerente. La nostra convinzione è che oggi la priorità sia proprio quella di avere una riflessione, una discussione aperta, partecipata, libera da ogni tentazione burocratica e sugli organigrammi. Intendiamo contribuire ad affrontare quel "vuoto "a sinistra che è vuoto di politica e assenza di confronto sulle strategie.L'assemblea di Roma ha confermato che nel popolo di sinistra esistono una spinta unitaria e una volontà di partecipazione reale. Il desiderio di unità che vi si è espresso è stato però contraddetto nella fase precedente agli " Stati Generali " dal modo per il quale le scelte sono state sequestrate dai vertici dei diversi partiti e poi, a conclusione dell'assemblea romana, trasformando l'esigenza di partecipazione in proposte più apparenti che reali. E' un errore. Non solo perché così si frustra la volontà di tanti, ma, in primo luogo, perché si continua a rimuovere la crisi profonda della politica, che ha coinvolto tutto e tutti, destra e sinistra. La crisi della politica è così forte che ha investito le istituzioni e, al fondo, la stessa democrazia, una crisi che va ben oltre la congiuntura e gli stessi confini nazionali. E' crisi di cultura e di partecipazione, è crisi dei partiti e del sistema istituzionale. Senza una vera rottura non si uscirà da questo tunnel, intanto, almeno sul terreno della partecipazione, è bene registrare due eventi importanti: il rerferendum sindacale al quale hanno partecipato più di cinque milioni di lavoratori e le primarie del Partito democratico. Primarie che si possono e per diverse ragioni criticare, critiche che trovano forza e argomenti nella realtà organizzata del Pd e nei suoi orientamenti politici, ma sarebbe un errore di arroganza e di miopia quello di "buttare il bambino (oltre tre milioni di votanti) con l'acqua sporca".E non è un caso, che l'assemblea non abbia fatto alcun passo in avanti e abbia anzi mancato l'obiettivo di delineare l'orizzonte politico della sinistra, di esplicitarne la sua fisionomia e il suo progetto. Si è arrivati a questo appuntamento in un deserto di partecipazione, sull'onda di una rottura strisciante con il governo Prodi e nel vivo di una contraddizione acuta con gran parte della C.G.I.L. Sono, questi, problemi grandi e che è bene discutere per quelli che sono, senza attenuazioni, con tutte le implicazioni strategiche che ne derivano .Non solo. Dopo gli Stati Generali non si è verificato quel che pur era stato auspicato, i comportamenti non sono cambiati e le prese di posizione politica dei diversi partiti si sono, semmai, irrigidite. La proposta della federazione si è rivelata essere, come era prevedibile, una soluzione tattica più che un impegno strategico. Anche il conflitto fra Pdci e Rc, emblematico sulla legge elettorale, ma esteso ben oltre questa, testimonia quanto siano distanti gli interessi e gli intendimenti sulla strategia politica dei partiti della cosiddetta "cosa rossa".Il dilemma della sinistra nei 20 mesi del governo ProdiLa situazione di incertezza strategica e di grande difficoltà politica della sinistra ha dietro di sé un dilemma, una contraddizione irrisolta che è tornata in primo piano in questi ultimi mesi, ovvero quella di una sinistra che, nella sua ispirazione e nella politica, si divide fra radicalità e riformismo. La scelta convinta di Rifondazione comunista di far parte dell'esecutivo, il fatto che tutta la sinistra fosse insieme nella maggioranza e nel governo, sembrava aprire nel 2006 una nuova stagione politica, capace di mutare proprio il rapporto fra sinistra e governo, fra radicalità e riformismo. Le cose si sono però da questo punto di vista complicate e per molte ragioni: le difficoltà finanziarie del Paese hanno fatto prevalere fin dal primo giorno le ragioni del risanamento e del rigore su quelle dello sviluppo e della redistribuzione della ricchezza; la debolezza del governo senza una maggioranza certa al Senato, e che la formazione del Pd ha contribuito a destabilizzare ancor più; il ricatto centrista di alcuni frammenti della vecchia Margherita. Ma a questi motivi di difficoltà in varia misura esterni alla sinistra occorre aggiungere l'incapacità della sinistra di valorizzare i risultati ottenuti e l'errore di aver alimentato una conflittualità delle opinioni permanente, della quale ha finito per essere lei stessa la prima vittima. Infine, la debolezza, se non l'assenza, di proposte in materia di qualità dello sviluppo e di politiche industriali, ha lasciato libero un terreno che avrebbe dovuto essere ricondotto ad una mediazione più generale e strategica. Così un circuito che poteva essere virtuoso si è trasformato in un corto circuito che ha ridotto la maggioranza di governo a un campo di battaglia e ha spinto i partiti a tornare ai vecchi copioni, nel tentativo ognuno di difendere se stesso, la sua identità, la sua ragione sociale e la sua base elettorale.Le buone intenzioni si sono in gran parte perse e la possibilità di un laboratorio politico-istituzionale che vedesse insieme riformisti e radicali, socialisti e comunisti, è rimasta sulla carta. Di ciò avrebbero dovuto discutere gli Stati Generali, proprio a partire da questa occasione sin qui mancata, per riprendere il filo di un ragionamento e di una riflessione strategica. Così non è andata. Oggi siamo ad un bivio e fare un passo indietro vorrebbe dire compromettere ciò che di buono pure si è fatto. Bisogna essere consapevoli che se si dovesse riscoprire - e diversi sono i segnali in questa direzione - la "teoria delle due sinistre" e riproporre la dicotomia classica fra riformisti e radicali, i rischi di compromettere l'esperienza di governo e la prospettiva nel medio periodo di una nuova e ambiziosa sinistra sarebbero molto alti, se non definitivi.Il socialismo europeoIn Italia più che altrove abbiamo avuto straordinari movimenti di massa critici con la guerra e la globalizzazione, protagonisti di una nuova stagione democratica nel mondo del lavoro e nella società. Movimenti critici con le spaventose ingiustizie sociali, con gli effetti distruttivi del sistema economico-sociale sull'ambiente, con il riarmo e con i conflitti militari, ma anche e molto più che in passato, movimenti ricchi di progettualità e di proposte alternative. Il forum mondiale di Porto Alegre è stato un inedito e straordinario laboratorio programmatico; la pace, fuori da ogni retorica, è diventata un valore primario, centrale e generale. Le grandi mobilitazioni sindacali, se pensiamo al nostro Paese, sono state il punto di massimo coagulo delle diverse forme di opposizione sociale al modello economico e culturale oggi egemone. Cosa ne è di questi movimenti? Dove è finito questo grande capitale sociale e intellettuale? Cosa ha sedimentato nella politica? Si dirà: i movimenti sono ciclici, sono carsici, segnano in profondità e non sempre la superficie ne porta traccia. Tutto vero, ma non basta. In realtà la radicalità delle idee e la concretezza di quegli obiettivi - che pure hanno mosso una grande parte della società italiana agli inizi degli anni 2000 - non hanno incontrato la politica, né un progetto riformista e di governo, né una prospettiva in Europa. Per questa fondamentale ragione gran parte di quel potenziale di movimento si è perso. Eppure non se ne è abbastanza consapevoli, se solo pensiamo alla resistenza di una parte importante della sinistra nell'affrontare il nodo del "socialismo europeo" - inteso non come appartenenza ad un credo ideologico, ma come scelta di un campo di forze decisivo per poter affrontare il futuro dell'Europa e una nuova politica nel mondo. Il socialismo europeo è attraversato da grandi divisioni ed è privo di una sua identità, i partiti socialisti e socialdemocratici spesso sono in grande difficoltà. Quel campo di forze resta però un investimento strategico, se non vogliamo rinunciare nel futuro a un ruolo della politica e della sinistra, se vogliamo sperare di governare e non subire le poche luci e le molte ombre dei processi di globalizzazione. Quelli che abbiamo alle spalle sono stati anni duri e difficili. Il terrorismo internazionale, la guerra in Afghanistan e in Iraq, la tragedia senza fine dei palestinesi, il nuovo conflitto con la Russia, la ripresa del riarmo, l'instabilità e la difficoltà profonda dell'economia americana e europea, il collasso ambientale sono la testimonianza di un fallimento, di una crisi e di un'impotenza. Il fallimento dell'amministrazione Bush, la crisi dell'egemonia politica e culturale degli Stati Uniti nel mondo, l'impotenza dell'Europa e della sinistra europea che poco e male ha contrastato la strategia dell'amministrazione repubblicana e, soprattutto, non ha messo in campo un disegno strategico alternativo. Nei prossimi mesi nello scenario internazionale si possono aggiungere nuove e molto aspre prove , è sufficiente riflettere al grande rischio iraniano e all'incognita dei Balcani. Però, dalle elezioni negli Stati Uniti, può venire una straordinaria svolta, per gli americani e per lo stesso futuro del mondo. Le primarie per le elezioni di novembre e, ancor più, le primarie nel campo dei democratici questo ci dicono. L'America può cessare di essere un grande problema per tornare ad essere una risorsa per la comunità mondiale, non sarà un percorso semplice, né lineare. Molto dipenderà dalle scelte dell'Europa e da un nuovo protagonismo del socialismo europeo, dalla sua capacità di dare senso, attualità e concretezza a quelle idee fondamentali di libertà, pace e eguaglianza che sono state alla base della parte migliore della storia europea del ‘900.Noi abbiamo criticato il Pd e la sua ambiguità sulla collocazione politica in Europa, sul suo possibile abbandono di quel che è stato e fin qui resta l'unico referente politico europeo ed internazionale di sinistra. Ma tanto più incomprensibile è la rimozione di una questione tanto decisiva nel dibattito degli Stati Generali della sinistra. Se questa bussola, al di là della retorica, dovesse smarrirsi nella stessa sinistra democratica, sarebbe grave. Con essa si perderebbe infatti anche una delle ragioni alla base dell'ultima battaglia nel congresso dei Ds, e di quest'ultima andrebbe smarrito il significato più forte, perché se venisse meno tale orizzonte strategico unitario, la stessa unità a sinistra non potrebbe che esaurirsi nell'area " radicale e massimalista".Il centro-sinistra come scelta strategica e una nuova centralità del lavoroI mesi che abbiamo alle spalle ci consegnano una lezione che tarda ad arrivare nel concreto della politica di governo e la vicenda sul welfare ne è una testimonianza esemplare.La nostra opinione è che sul "protocollo sociale" si siano commessi errori di merito, ma soprattutto non si è tenuto conto dello straordinario evento democratico che ha portato più di 5 milioni di lavoratori a votare sull'accordo tra governo e sindacati. In particolare, è stato un errore formulare nella manifestazione del 20 ottobre l'obiettivo improbabile di forzare in Parlamento il protocollo sul welfare. Ne è seguita la sconfitta del voto di fiducia, una sconfitta tanto più amara, perché sull'altro versante c'era anche la C.G.I.L e il voto di quei 5 milioni di lavoratori.Certo è indubitabile che, nella maggior parte dei casi e sulle scelte importanti di questo governo nelle scelte di politica interna, l'interpretazione moderata del programma abbia prevalso sulle proposte che la sinistra con caparbietà ha avanzato; ma spesso è emerso anche un nostro limite ad assumere il governo come terreno e strumento fondamentali per affrontare da sinistra le grandi questioni che investono la nostra società e attraversano il sistema mondo. Non si tratta di moderare più o meno le proprie vocazioni radicali, nella sostanza di restare identici a se stessi, ma un po' più moderati. E' il punto di vista che va mutato.In primo luogo, nel senso di una nuova centralità del lavoro. Assumere il lavoro, la sua dignità, la sua crescita, la sua funzione sociale come chiave di lettura per l'iniziativa politica è molto di più e di diverso che inseguire il sindacato con atteggiamenti parasindacali. Vuol dire declinare in termini nuovi la questione democratica sul terreno delle strategie politiche, delle scelte programmatiche, dei modelli di relazione con il movimento operaio e con la CGIL in particolare.Il lavoro perde di centralità politica, perché la stessa sinistra elude l'esigenza della costruzione concreta di un nuovo equilibrio tra le ragioni del lavoro e le forze centrifughe del mercato, tra la qualità del lavoro nei settori pubblici e la volontà di privatizzare parti decisive dello stato sociale, perché rimuove l'esigenza di una nuova relazione tra i lavoratori e la rappresentanza politica, oggi sempre più frammentaria e minimalista. Da qui nasce anche l' incapacità di leggere le tendenze corporative presenti in vasti strati del mondo del lavoro e di contrastarle con politiche capaci di generare solidarietà e coesione. E' quindi essenziale un programma di breve e medio termine che permetta alla politica di riconquistare sovranità nel mercato e nelle scelte d'impresa, aggredendo il tema della precarietà contrattuale, dell'unitarietà delle aziende e della funzione sociale del lavoro pubblico. In una società bloccata dai grandi interessi finanziari e dai veti di mille corporazioni, in una società povera di formazione e innovazione, occorre un programma che permetta al lavoro di essere sia il motore di un nuovo e diverso sviluppo, sia uno strumento di mobilità e giustizia sociale. E' necessario un programma che sposti ricchezza dalla rendita al mondo del lavoro, che investa nella ricerca, nel campo della riconversione ambientale e tecnologica dell'apparato produttivo, che sappia guidare le opportunità offerte dalla conoscenza verso una diversa qualità dello sviluppo e che affronti grandi questioni di civiltà, dal precariato alla monetizzazione della salute nei luoghi di lavoro, dai diritti civili alla laicità dello Stato.Infine è decisiva la piena consapevolezza che la dimensione dei problemi - le grandi e moderne difficoltà sociali, il collasso ambientale, i grandi movimenti migratori, la stagnazione economica, i nuovi nazionalismi e fondamentalismi, il terrorismo, il riarmo e i conflitti militari - impongono almeno uno scenario europeo, altrimenti il fallimento è garantito. E' in tutte queste ragioni, è nella profondità dei problemi del Paese che trova significato la scelta del centro - sinistra come opzione strategica e la necessità di tentare la via di un nuovo "compromesso sociale".Nei mesi che abbiamo alle spalle, per una parte importante della sinistra, la coalizione dell'Unione e il governo sono stati vissuti come una parentesi e una scelta tattica antiberlusconiana, più che come una strategia del presente che guarda e prepara il futuro. Questo errore di ieri è anche la tentazione di oggi. Assumere "l'interesse generale" non è parlar d'altro rispetto agli interessi dei lavoratori, dei precari e delle nuove generazioni. La "lotta di classe" e il contenzioso sui diritti democratici di chi lavora, sono oggi paradossalmente più acuti di ieri, come dimostra l'ultima tragedia di Torino. Tuttavia abbiamo il dovere di cercare quei "compromessi sociali" che sono fondamentali per affrontare la crisi italiana e i processi di globalizzazione, per tutelare, non solo a parole, i diritti e gli interessi degli ultimi. Infine, non è possibile ripensare una sinistra ambiziosa in questo Paese, una sinistra che voglia andare oltre i confini attuali e che si ponga con convinzione il nodo del governo e del cambiamento, senza una relazione forte con il mondo sindacale. Proprio per questo è incomprensibile, se non dentro una logica minoritaria, la rottura che si è voluta con il movimento sindacale.Occorre, quindi, riprendere il percorso unitario correggendone gli errori, occorre come Sd riprendere e sviluppare il progetto originario. La scelta strategica di investire in un processo di unità a sinistra era e resta giusta, una scelta - come più volte si è detto - difficile e dall'esito incerto. La questione aperta è enorme. La fine dei Ds mette in forse la possibilità di una forza di sinistra autonoma, di governo e riformista, capace di tenere insieme la cultura radicale e quella socialista. Si è aperto un percorso accidentato e che per essere tentato richiede almeno una condizione essenziale. La scelta di unità, il rifiuto di costituirsi in partito da parte di Sd, non può significare precarietà, subalternità politica e culturale, né uno scioglimento di fatto. Un nuovo progetto a sinistra non è un minuetto, o una passeggiata, ma richiede un confronto vero e, talvolta, una lotta politica. Confondere l'unità con lo smarrimento della propria identità politica è un danno per se stessi e per lo stesso processo unitario. Se si segue questa via, è certa anche la dispersione del consenso e delle aspettative che hanno accompagnato la nascita di Sd e sarà non meno inevitabile la riduzione del progetto unitario a una sommatoria di sigle e accordi elettorali.La verifica di gennaioNon possiamo essere certi sugli effetti che sulla maggioranza di governo e sugli equilibri politici più generali produrrà la vicenda giudiziaria che ha chiamato in causa il ministro Mastella. Proviamo a pensare che il governo riesca a superare questa ennesima emergenza.Si è chiesto da sinistra e giustamente una verifica politico - programmatica del governo e della maggioranza per gennaio. Si è detto che il programma dell'Unione rischia di non esistere più. E' solo una scoperta tardiva: quel programma, ancorché generico, è figlio di un altro momento e non ha fatto i conti con i rapporti di forza reali nel Paese e soprattutto nel Parlamento e al Senato. Le questioni all'ordine del giorno sono evidenti: la dignità del lavoro e una redistribuzione salariale e fiscale; la debolezza ormai cronica della domanda interna e una strategia che affronti alla radice il nodo del precariato; il rilancio dell'economia e la qualità sociale e ambientale dello sviluppo. Infine la riforma della legge elettorale, una delle questioni decisive se si vuole affrontare il degrado della vita politica. La stabilità del sistema politico - istituzionale, il superamento della frammentazione, la rappresentanza reale del Paese e il bipolarismo sono le possibili coordinate per una riforma che voglia contrastare l'esaltazione dei particolarismi, i mali di una democrazia truccata e il trasformismo come sistema.Il confronto di gennaio non sarà semplice, ma sarebbe un errore per la sinistra affrontare la discussione nella maggioranza di governo con atteggiamento recriminatorio e rivendicativo, per poi magari dar corso a una nuova e confusa stagione di governo. E particolarmente grave sarebbe se, ancora una volta, come già è stato per la discussione sul "protocollo", una parte della sinistra dovesse affrontare questo passaggio, in particolare sulle questioni economico - sociali, con spirito di competizione nei confronti delle organizzazioni sindacali.O si cambia registro tutti, sinistra compresa, oppure saranno inevitabilmente altri, la destra nell'immediato e per un periodo che potrebbe non essere breve, a prendere nelle proprie mani le chiavi del governo e del futuro del Paese.
FIRMATARI: Massimo Cialente, Famiano Crucianelli, Angelo Lo Maglio, Mauro Beschi, Felice Besostri, Sergio Ferrari, Paolo Leon, Nicola Manca, Carla Cantone, Raffaele Minelli, Paolo Nerozzi, Enrico Panini, Morena Piccinini, Carlo Podda, Walter Schiavella

Toscana: SD, coalizioni larghe di cenrosinistra e liste unitarie della Sinistra

Il coordinatore regionale di SD Brogi illustra l'impegno per le prossime amministrative.
Firenze, 19 gen. - (Adnkronos) - 'Coalizioni larghe di centro-sinistra, liste unitarie della sinistra, primarie per individuare il candidato a sindaco'. E' questa la linea di Sinistra Democratica per le elezioni amministrative di primavera, in vista delle quali gli esecutivi sd di Pisa, Massa e Viareggio, le principali citta' toscane interessate al voto, si sono riuniti insieme a dirigenti nazionali e regionali del movimento. 'Abbiamo lavorato e lavoreremo - sostiene Giuseppe Brogi, coordinatore regionale di sd - per presentare agli elettori l'alleanza dell'Unione in tutti i luoghi dove si vota e fin dal primo turno. E' un test importante e non vanno sottovalutate le possibili ricadute negative dei problemi che sconta il Governo nazionale. Per questo e' interesse di tutti arrivare all'appuntamento con il massimo di unita''.Il secondo obiettivo di Sinistra Democratica e' cosi' espresso da Brogi: 'Dentro il centro-sinistra vorremmo che le varie forze di sinistra si presentassero in un'unica lista, affinche' fosse tangibile il cammino intrapreso dalla sinistra unita, plurale e federata a partire dall'assemblea nazionale promossa a dicembre da sd, Rifondazione, Pdci e Verdi. Liste 'arcobaleno', unitarie e aperte alla sinistra diffusa che va oltre le forze politiche: uomini e donne che ogni giorno fanno cose di sinistra nelle associazioni di volontariato, nei gruppi culturali, nei sindacati, ecc. Dobbiamo essere consapevoli che viviamo un'acuta crisi della politica che non risparmia nessuno"."Unire e rinnovare la sinistra - secondo Brogi - e' il modo per ridare fiducia all'impegno collettivo e forza al genuino spirito di servizio e per fornire una speranza concreta alle persone. Infine, ci pare opportuno che i cittadini di centro-sinistra possano dire la loro sul candidato che l'Unione poi presentera' a tutti gli elettori: a questo appuntamento la sinistra deve partecipare con un proprio originale protagonismo'. Brogi formula in conclusione l'auspicio 'che questi punti siano declinati realta' per realta', dove il lavoro unitario e' ben avviato, in accordo con le altre forze di sinistra e con tutti quei cittadini che hanno a cuore il bene comune della propria comunita''.

venerdì 18 gennaio 2008

Dichiarazione d'intenti

L'Assemblea dell'8 e 9 dicembre si è conclusa con la lettura di un documento impegnativo
Dichiarazione di Intenti
Noi, donne e uomini che abbiamo partecipato all’Assemblea generale della sinistra e degli ecologisti, siamo impegnati nella costruzione di un nuovo soggetto della sinistra e degli ecologisti: unitario, plurale, federativo. L’Italia moderna, nata dalla Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista, ha bisogno di una sinistra politica rinnovata. Il mondo chiama a nuove culture critiche, che conservano la memoria del passato e tengono lo sguardo rivolto al futuro.
Questi sono i nostri principi: uguaglianza, giustizia, libertà; pace, dialogo di civiltà; valore del lavoro e del sapere; centralità dell’ambiente; laicità dello Stato; critica dei modelli patriarcali e maschilisti.

Il soggetto della sinistra e degli ecologisti oggi parte. Crescerà attraverso un processo popolare, democratico e partecipato, aperto alle adesioni collettive e singole, per radicarsi nella storia del Paese. L’ambizione è quella di costituire non una forza minoritaria, ma una forza grande ed autonoma, capace di competere per l’egemonia, influente nella vita della società e dello Stato, che pesi nella realtà politico-sociale del centrosinistra. Un soggetto capace di contrastare le derive populiste e plebiscitarie, figlie di una politica debole e della separazione tra potere e cittadini. Un protagonista in Italia, interno ai movimenti, collegato ai gruppi e ai partiti più importanti della sinistra e dell’ambientalismo in Europa.
La sinistra/l’arcobaleno che vogliamo è del lavoro e dell’ambiente. La globalizzazione liberista si è retta su una doppia svalorizzazione: del lavoro umano e delle risorse naturali. La riduzione a merce provoca la doppia rottura degli equilibri sociali e degli equilibri ambientali. Intollerabile crescita delle diseguaglianze e insostenibili cambiamenti climatici hanno una comune origine e portano alla stessa risposta: un altro mondo è possibile.
Mettere in valore l’ambiente e il lavoro (in tutte le sue forme, da quelle oggi più ripetitive alle più creative) è il cuore di un pensiero nuovo, che non rinuncia a coltivare in questo mondo la speranza umana. In Occidente, ciò comporta innanzitutto alzare la qualità del lavoro, combattere il precariato, modificare gli stili di vita, contrastare la discriminazione verso le donne.
Comporta la difesa e il rinnovamento dello Stato sociale, e la progettazione di una riforma più grande di quella che portò allo Stato sociale: una società non consumista, un’economia non dissipativa ed ecologica, una tecnologia più evoluta. Un nuovo inventario dei beni comuni dell’umanità: acqua, cibo, salute, conoscenza. La conoscenza deve crescere ed essere distribuita: impossibile, senza la libertà della cultura, dell’informazione, della scienza e della ricerca, e senza la lotta conseguente contro le regressioni tribali, etniche, nazionaliste, fondamentaliste. Il dialogo tra culture e civiltà diverse, aperto a nuove scritture universalistiche dei diritti sociali e dei principi di libertà, è tanto più essenziale nell’epoca delle grandi migrazioni, del web e della comunicazione globale.
La sinistra/l’arcobaleno che vogliamo è della pace. Lo spirito della guerra minaccia l’umanità. Ecco di nuovo la corsa al riarmo: cresce vertiginosamente la spesa per armamenti convenzionali, chimici, batteriologici, nucleari. Saltano le firme sui Trattati di riduzione e controllo degli armamenti. L’Europa è uno degli epicentri della corsa. Ora, è il momento di fermarla. La pace, che ha visto scendere in campo il più grande movimento di massa del dopoguerra, particolarmente in occasione della guerra irakena, è la carta vincente. La pace è possibile in un mondo multipolare. I fatti hanno già dimostrato che il mondo non è governabile da un unico centro di comando. Anche per questo c’è bisogno di un’ Europa più forte ed autonoma.
La sinistra/l’arcobaleno che vogliamo è delle libertà individuali e collettive. Le libertà possono crescere solo in uno Stato laico. Per questo la laicità dello Stato è un bene non negoziabile. Uno Stato laico riconosce le forme di vita e gli orientamenti sessuali di tutte e di tutti. Si regge sul rispetto di tutti i sistemi di idee, di tutte le concezioni religiose, di tutte le visioni del mondo. Combatte l’omofobia e il maschilismo. Assume dal femminismo la critica delle strutture patriarcali e il principio della democrazia di genere. Crea le condizioni sociali e istituzionali per rendere effettivi i diritti e le scelte libere di tutte e di tutti.
La sinistra/l’arcobaleno che vogliamo guarda ad una nuova stagione della democrazia italiana. Pronta ad assumersi, oggi e in futuro, responsabilità di governo, od esercitare la sua funzione dall’opposizione. I temi all’ordine del giorno sembrano “autorità, governabilità, decisione”, non si vede che quelli veri sono l’autorevolezza e la legittimazione, una nuova capacità di rappresentanza politica, in un rapporto dialettico con l’autonomia della rappresentanza sociale, a partire dai grandi sindacati di categoria e confederali.
La sinistra/l’arcobaleno contribuirà a rinnovare il sistema politico e le forme della partecipazione democratica, contrasterà l’antico trasformismo. Se c’è declino italiano, esso dipende dal corporativismo, dal dilagare del privilegio e dell’ineguaglianza; dalla debole innovazione, dalla perdita di coesione, dalla diffusa illegalità; dalla perdita della capacità di indignarsi verso quello stato di violenza assoluta che si chiama mafia, ‘ndrangheta, camorra; dall’oblio della questione morale. Riformare la democrazia e la politica vuol dire nutrire di valori un progetto di società.
Noi, partecipanti all’Assemblea generale della sinistra e degli ecologisti, ci rivolgiamo alle forze politiche, ai gruppi organizzati, ai movimenti, al popolo della sinistra, a tutte le singole persone che vogliono partecipare attivamente alla costruzione del nuovo soggetto federativo. In una discussione aperta e libera sulle idee, gli obiettivi, i programmi, le forme di organizzazione e di rappresentanza.
Venite, diventate parte di un progetto che può cambiare profondamente la situazione italiana e influenzare la politica europea.

Assemblea generale della sinistra e degli ecologistiRoma, 8/9 dicembre 2007

giovedì 17 gennaio 2008


martedì 15 gennaio 2008

Ci Siamo

Nasce ufficialmente il blog della SD Pratese. Questo spazio vuole essere un momento di discussione il più aperto possibile, senza censure e senza troppi formalismi sul futuro della sinistra italiana e della sinistra pratese in particolare, in un momento di cambiamenti epocali.

Il tutto legato al futuro di Prato e della Provincia in un momento molto fluido, nel quale ci sono molti più dubbi e meno certezze.

Fraterni Saluti